Dedicata a San Nicola da Bari, ma comunemente detta di San Nicolao, la chiesa, a una sola navata, faceva parte di un monastero dei Benedettini soppresso nel Quattrocento. La nascita di questo piccolo priorato viene attribuita ai monaci della celebre abbazia di San Benigno di Fruttuaria, tra Biella e Torino, che soprattutto nel XII secolo fecero costruire numerosi conventi nelle zone dei valichi alpini allo scopo di diffondere il pensiero benedettino nel resto dell’Europa.
L’edificio rettangolare rivolto a oriente, con un coro quadrato e un’abside semicircolare e il campanile coronato da un tetto a padiglione, si caratterizza per un’architettura sobria e rigorosa, in cui la struttura muraria risulta raffinata con le pietre squadrate accuratamente disposte a corsi regolari, l’abside profonda e il coro notevolmente rialzato al quale si accede grazie alle due rampe di scale.Sotto si estende la cripta, a tre navate e otto colonne con capitelli scolpiti e variamente ornati di animali fantastici, motivi vegetali e geometrici.
Ai lati del portale principale troviamo due leoni seduti e due altri animali si trovano a breve distanza: si tratta dei bestiari, figure mostruose e fantastiche che nel Medioevo dovevano allontanare gli spiriti maligni e proteggere l’edificio religioso.
Sulla parete nord della navata tracce di un affresco romanico raffigurante l’Ultima Cena; su quella a destra affiorano frammenti di un San Cristoforo e di due santi, probabilmente del XIII secolo.
Il presbiterio è ornato da una serie di affreschi firmati e datati, sotto la finestra meridionale, da Nicolao da Seregno, che nel Quattrocento aveva creato una bottega, molto attiva in tutta la regione. In alto dipinge il Cristo in maestà attorniato dai simboli degli Evangelisti; nella parte inferiore raffigura i Santi Gottardo, Vittore e Pietro e un miracolo di Nicola, vescovo di Mira nell’Asia Minore (diventato secoli dopo “di Bari” perché alcuni marinai trasportarono in quella città i suoi resti): la raffigurazione mostra il Santo con tre ragazzi in una tinozza. Sopra la monofora centrale si osserva una singolare rappresentazione della Trinità: si tratta di un’iconografia che triplica il volto (Trivultus), definitivamente proibita dalla Chiesa nel 1628.
Nell’angolo a ovest della chiesa è conservato il fonte battesimale esagonale romanico del XII secolo, proveniente dalla parrocchiale e per molto tempo usato quale fontana al centro del villaggio. Presenta bassorilievi su quattro lati: croce gemmata, capra, colomba, agnello, nove rose, …